Onicofagia

Atto di mordere unghie e cuticole

Le persone che soffrono di onicofagia provano l’impulso irrefrenabile di mordere o sbriciolare le unghie e le cuticole delle mani

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I criteri diagnostici

Quando si verifica l’onicofagia

L’onicofagia o nail biting è definita come l’atto di mordere o sbriciolare le proprie unghie o cuticole. La condizione è in genere limitata alle unghie delle mani e non vi è alcuna predilezione per una specifica unghia. AIDET, associazione scientifico-professionale volontaria, aiuta le persone che soffrono di onicofagia consigliando loro cure e terapie specifiche.

L’onicofagia non è spesso considerata un disturbo e l’attenzione medica non è generalmente richiesta. È discutibile se l’onicofagia sia solo un’abitudine o ci sia qualche dinamica psicologica sottostante.

Questa ambiguità si riflette nella differenza della sua collocazione nel’ICD-11 e nel DSM-5. L’onicofagia è quindi raggruppata nei comportamenti ripetitivi focalizzati sul corpo, sottogruppo del disturbo ossessivo-compulsivo.

I disturbi all’interno dello spettro ossessivo compulsivo tendono a sovrapporsi con il disturbo ossessivo-compulsivi in ​​termini di caratteristiche cliniche, comorbilità e risposta alla terapia psicofarmacologica e comportamentale.

Il disturbo di chi si morde e sbriciola le unghie

I soggetti più affetti dall’onicofagia

Il comportamento di sbriciolare e mordere le unghie e le cuticole delle proprie mani generalmente esordisce all’età di 3-4 anni. La sua prevalenza aumenta durante l’adolescenza ed è più elevata negli adolescenti maschi che nelle femmine. Diminuisce infine negli anni a seguire. Soffri di onicofagia?

Onicofagia, disturbo ossessivo-compulsivo di mordere e sbriciolare le unghie delle mani

Nell’onicofagia l’atto di mordere le unghie è una specie di compulsione spesso associata a un senso di sollievo dopo l’atto, ed è proprio per questo che si mantiene l’abitudine, perché associata a un qualcosa di positivo.

L’onicofagia è anche considerata come un disturbo correlato all’ansia e al perfezionismo. Un’altra ipotesi è che l’atto di mordere le unghie funge da meccanismo per alleviare lo stress e/o l’ansia, che suggerisce un paradigma di rinforzo negativo, poiché l’individuo ha imparato un comportamento per superare un altro stato avversivo.

Azrin, Nunn e Frantz nel 1980 hanno studiato l’applicazione dell’Habit Reversal Training (HRT) nel nail biting: questo ha portato a riduzioni degli episodi di onicofagia del 99% a un follow-up di 5 mesi. Ghanizadeh e colleghi hanno condotto uno studio di HRT rispetto al training di manipolazione degli oggetti (OMT) per bambini e adolescenti affetti da onicofagia, sia OMT che incrementavano significativamente la lunghezza media delle unghie, con HRT più efficace nel follow-up a lungo termine. Nel complesso, la terapia comportamentale è stata dimostrata efficace per l’onicofagia.

Le problematiche che rimangono sono:

  • migliorare il mantenimento dei benefici del trattamento; testando solo con HRT in aggiunta a una terapia di regolazione emotiva per il nail biting (ad esempio ACT-enhanced HRT, DBT-enhanced HRT)
  • individuare ulteriori predittori di outcome migliori di mantenimento.

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L’onicofagia è un disturbo ossessivo-compulsivo ancora poco conosciuto in Italia. AIDET offre un servizio gratuito di ascolto e supporto mirato per aiutare le persone che soffrono di onicofagia. Contattaci ora, siamo qui per te.

  • Associazione scientifico-professionale non a scopo di lucro specializzata nel disturbo di nail biting
  • Consulenza e supporto di medici e psicologici sempre gratuiti
  • Consigli su cure e terapie specifiche per contrastare l’onicofagia

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